martedì 2 giugno 2020

L'informazione passa tutta attraverso Instagram?

Nel 2020 la maggior parte della gente si informa attraverso i canali social, preferisce sentire l'opinione del famoso di turno, rispetto che informarsi in autonomia e ragionare un'idea personale.

Cos'è successo in questi giorni?
IL 25 maggio 2020 George Floyd si reca a comprare un pacchetto di sigarette in un negozio di Minneapolis, paga con una banconota falsa e l'impiegato chiama il 911. La polizia arriva, uno degli agenti lo ferma, lo blocca e si accanisce su di lui, per 8 minuti tiene il suo ginocchio sull'uomo che più volte ripete di non riuscire a respirare, ma il poliziotto non si ferma finché George non muore.
L'accaduto è stato ripreso dai passanti, che hanno provato ad aiutare l'uomo senza successo; i video sono stati condivisi sul web, hanno fatto il giro del mondo, hanno innescato numerose proteste, pacifiche e non.
I 4 poliziotti sono stati licenziati e adesso un processo li giudicherà per l'omicidio di Floyd, rischiando 25 anni di galera.

Numerosi influencer hanno condiviso foto, video, post contro l'accaduto, naturalmente, ma altri sono stati attaccati per non averlo fatto.

Fedez è stato attaccato per non aver condiviso la sua opinione riguardo l'accaduto, per non aver spammato informazioni prese da internet, per non essersi esposto. Lui che è sempre stato il primo a non avere peli sulla lingua, rischiando sempre denunce in nome della sua verità. Un ragazzo che non ha mai nascosto le sue idee è stato additato perché in questa occasione non si è esposto.
Durante alcune storie ha spiegato: mi sembrava inutile condividere con voi un pensiero banale, è normale che io sia contro ciò che è successo.
Ha parlato della non necessità di cavalcare l'onda di una tragedia per fare qualche like, dell'assurdità di esporsi adesso e soprattutto di alcuni artisti che si espongono per qualcosa che è successo oltre oceano, ma che, poi, dimenticano ciò che è accaduto nel nostro paese.
In una sua storia racconta di altre persone, di colore, uccise dalla polizia italiana in calabria, anche per loro bisognerebbe protestare ed esporsi, soprattutto perché l'anniversario è proprio in questi giorni. La sua frase nella storia dice tutto "GIUSTO QUELLO CHE FATE OGGI. FATELO ANCHE DOMANI".


L'estetista cinica, donna assolutamente sempre sul pezzo, che ha seguito scrupolosamente tutto l'accaduto del Covid in Lombardia, si è molto arrabbiata quando alcune sue followers l'hanno attaccata perché non ha parlato della morte di Floyd.
Lei ha ammesso d'essere disinformata, cioè ha letto troppo poco per fare divulgazione, sicuramente ha una sua opinione, ma non per questo deve condividerla con 200.000 persone che mediamente guardano le sue storie. Preferisce consigliare altri profili che si stanno impegnando a informare le persone, ma invita anche a leggere giornali, a cercare informazioni in modo autonomo.
La situazione è assolutamente orribile, ciò che è successo è da condannare ma non bisogna sfruttare ogni situazione per il proprio marketing.

Questa donna, sempre molto diretta, anche lei senza peli sulla lingua, che non cerca di vendere e basta, ha condiviso un video esplicativo di quello che è successo ieri...


Nel 2020 è assurdo che tutta l'informazione sia delegata a Instagram.

Io mi sento di ringraziare Cristina Fogazzi per tutto ciò che fa, invece.


Un'altra influencer che si è sentita obbligata a giustificarsi per non aver condiviso video, foto e post è stata Camihawke, una giovane ragazza che sicuramente ha un'opinione sull'accaduto, ma che si rende conto della serietà della situazione, che non è corretto aprire la bocca e dare aria alle parole, senza pesarle, senza supportarle con informazioni puntali e precise. Non serve condividere materiale banale sul razzismo, non è un modo corretto di farsi volere bene dal pubblico, solo perché la una morte orribile te lo permette. Camilla invita a informarsi, anche lei a leggere e farsi un'opinione in autonomia. Non si tratta di menefreghismo, anzi.
Le sue parole, condivise in una storia, dicono tutto.








George Floyd è morto in un modo ignobile, nessuno ha diritto di decidere arbitrariamente su una persona, giudicandola sulla base del colore della sua pelle.
Il razzismo continua a essere un problema grave, una piaga sociale, non solo americana.
Si giudica ciò che non si conosce, gli stereotipi sono difficili da modificare, ma la società si deve impegnare. Non siamo solo categorie, siamo persone, tutte diverse, ma questo necessita di un intervento a livello sociale, di punizioni adeguate. Far uscire le persone dall'ignoranza è l'unico modo per sperare i qualche cambiamento.




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