martedì 26 maggio 2020

Il Diavolo veste Prada



Film sempre piacevole da vedere, di forte impatto, soprattutto in questi anni, in cui i social network hanno preso piede e la nostra immagine ha acquisito notevole importanza.


Il diavolo veste Prada - Stasera su Canale 5


"Il Diavolo veste Prada" è un film del 2006, ma sempre molto attuale, racconta semplicemente della storia di una neolaureata giornalista, che ha il suo primo colloquio in questa bellissima rivista di moda, Runway, gestita da Miranda Priestly, una donna forte, stacanovista che basa la sua intera vita sull'aspetto estetico, in fondo glielo impone il lavoro che svolge. La protagonista, Andrea Sachs, è convinta che il suo aspetto non sia importante, che non debba essere giudicata in base a ciò e che può tranquillamente ricoprire il ruolo di sua assistente senza necessariamente omologarsi.
Non starò qui a raccontarvi l'intero film, conviene vederlo, ma in questa sede ci tengo a dare la mia personale opinione.
La protagonista cambia nel corso del film, si omologa al mondo in cui lavora, capisce che il suo aspetto estetico in realtà ha un peso, perché è il suo biglietto da visita, ciò che le persone vedono, il primo impatto, quello che dovrebbe "venderti"; naturalmente poi viene tutto il resto, il contenuto di quella persona, i discorsi che può sostenere, la sua personalità.

Screen Instagram Stories: niente notifica, solo un simbolo ...

Questo film mi ha fatta riflettere: in una società sempre più incentrata sul narcisismo, come Fedez sottolinea nel documentario su Chiara Ferragni, quanto conta l'aspetto estetico?
Per mia opinione personale...MOLTO, forse a volte troppo. I giovani usano per la maggior parte Instagram, luogo in cui condividere foto non sempre rispecchianti la realtà, per essere sinceri ci sono molti meme a questo riguardo, un mondo ideale, poco generalizzabile, poiché non tutti abbiamo le stesse possibilità e quindi ti ritrovi a sognare quel mondo, a essere infelice della vita che ti circonda, di voler vivere la vita di qualcun altro e, in modo assolutamente, furbo Zuckerberg ha implementato le stories, in questo modo il personaggio famoso, seguito, venerato può condividere la sua quotidianità, che per sua fortuna, non è lontanamente coincidente con quella delle persone "normali", che si alzano e non hanno parrucchiere e truccatore sempre a disposizione, che non vengono quotidianamente allenati da personal trainer, che non viaggiano a bordo di auto con autisti, che non partecipano a feste lussuose. Tramite questo strumento le persone comuni vivono la vita di quel personaggio, si sentono parte di qualcosa.

Chi ha questo potere dovrebbe prima di tutto rendersi conto dell'influenza che può esercitare, dell'impatto che una sua parola o azione può avere, le conseguenze che ci possono essere. Non dico di essere falsi, di fingersi chi non si è, ma neppure di fare i gradassi, di pensare che se hai i followers allora puoi fare tutto; c'è chi arriva veramente a perdere la dignità, la moralità per vedere crescere quel numero, che in qualche modo determina l'importanza sociale di quella persona. Uno status nuovo, un ruolo che dovrebbe essere un po' regolato, per far sì che non ci siano ripercussioni negative.

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