domenica 31 maggio 2020

Il pericolo del rientro a scuola



Verso fine febbraio ho salutato i bambini delle mie classi, sicura di rivederli al rientro dalle vacanze di carnevale. 




A scuola ai tempi del Covid-19 | Portale Unicoop Tirreno









Microsoft Teams • Wildix
Domani è il primo di giugno, non vedo i bimbi da 3 mesi, ma ho avuto l'opportunità di parlarci via Teams, non è la stessa cosa, ma è importante mantenere le relazioni, fargli capire che ci siamo, che non li abbiamo dimenticati e che la scuola riaprirà.







Molti genitori hanno chiesto una riapertura subito, perché dovevano lavorare, perché i figli sono comunque un impegno, perché a casa non imparano nulla, perché..., perché..., perché... Le motivazioni sono diverse, sicuramente è difficile gestire il proprio lavoro e i figli a casa, le video lezioni non sono il massimo, anche noi insegnanti lo pensiamo, ma ce la stiamo mettendo tutta. Non vediamo l'ora di rientrare nelle nostre aule, di poter abbracciare i nostri bambini, di riprendere la normalità della vita scolastica, ma questo non è possibile per svariate ragioni, che sono state più volte spiegate, ma che, a quanto pare, risultano di difficile comprensione.



Aula Scolastica: immagini, foto stock e grafica vettoriale ...Allora vi porto io in una classe tipo, una delle mie, che vanno dalla prima alla quinta elementare: entro in classe, sono in prima, obbligo i bambini di 6 anni e poco più a indossare la mascherina e a igienizzarsi le mani, dopo 30 secondi te li ritrovi con la mascherina sotto il naso e le mani in bocca, non perché siano cattivi bambini o perché siano maleducati, semplicemente perché sono bambini. Si prestano le matite, i temperini e le gomme, ma tutti questi oggetti vengono messi in bocca, chiacchierano e si avvicinano, giocano insieme, si passano la merenda, io non potrei mai passare le ore a dirgli di stare lontani, perché alla domanda "ma è mio amico, perché non posso stare vicino a lui?" cosa dovrei rispondere "è pericoloso"? "potrebbe avere un virus"? Assolutamente no. Non posso pensare di dover instillare nei bambini la paura verso un amico, non capirebbero, perché tra di loro sono tutti uguali e se uno non è malato, automaticamente neppure l'altro lo è.

Fortunatamente i bambini non sviluppano sintomi gravi, però ogni anno sono portatori di una marea di virus, che inevitabilmente prendiamo tutti: maestre, personale ATA e genitori. I bambini, per definizione, si ammalano e fanno ammalare, non è un problema, ma in questo caso è un rischio che dobbiamo cercare di evitare a tutti i costi.
Oggi è la festa dei nonni. Una preziosa risorsa per genitori e ...
Proviamo con un esempio: il bambino X è stato al parco, ha toccato gli oggetti e si è messo le mani in bocca, certo si farà gli anticorpi, ma nel mentre porterà quel virus in giro. Va a scuola, perché fisicamente sta bene, presta la sua matita, che prima, come sempre, aveva messo in bocca, al compagno di banco, che a sua volta la metterà in bocca e il virus passerà nel suo corpo, così via per tutta l'aula....I bambini starnutiscono e tossiscono, spesso senza mano (adesso piega interna del gomito) davanti, l'aria della classe viene respirata dalle insegnanti che possono tranquillamente prendersi tale virus, che porteranno a casa, potrebbero sviluppare la malattia o passare semplicemente l'infezione. I bambini escono poi da scuola, spesso hanno la fortuna di avere i nonni che li vanno a prendere, vogliono e devono abbracciarli, baciarli, giocare con loro, questo è un veicolo di contagio, magari quei nonni sono già debilitati, magari stanno benissimo, in ogni caso è molto probabile che anche loro vengano a contatto con il virus ed è altrettanto probabile che sviluppino la malattia.
I bambini non sono cattivi, ma sono un ricettacolo di germi assurdo, non si può a scuola riprenderli continuamente, poiché altrimenti non si insegna nulla, soprattutto perché di parla di classi che se va bene sono formate da 20 bambini.

Kawasaki, allarme bimbi. L'Oms: «Infiammazione multi-organo ...


Alle insegnanti viene detto che i primi anni di scuola saranno sempre malate, proprio per questo motivo, io dopo 3 mesi di scuola ho avuto la bronchite, presa a scuola, certo, ma l'avevo messo in conto. Raffreddori, influenze, pidocchi, qualsiasi cosa a scuola si passa, proprio per l'ambiente, poiché i bambini hanno il bisogno di stare insieme, di stare vicini, di toccarsi.
Aula, donna, insegnante. Aula, donna, illustrazione, vettore ...
Non credo sarebbe corretto chiedere alle insegnanti di legarli alle sedie, con mascherina ben stretta, vietandogli di mangiare insieme, di giocare insieme, igienizzandogli continuamente le mani, sgridandogli ogni volta avvicinino qualcosa alla bocca. Sarebbe molto difficile, servirebbero 4 insegnanti in contemporanea per classe, una che spiega e le altre che controllano ogni piccolo spostamento dei bambini. Servirebbero aule più grandi, io sono anche fortunata, perché la scuola dove lavoro ha delle belle aule, ma ne servirebbero ancora di più, servirebbe molto più personale, cioè 4 volte tanto, proprio per il controllo.

Siete disposti a rischiare la salute dei nonni, delle insegnanti, la vostra salute, perché vostro/a figlio/a vi pesa a casa?
Se fosse sicuro, noi maestre saremmo le prime a correre a scuola, saremmo le prime a chiamare ogni bambino per farlo tornare in aula. Ci mancano ogni giorno, lavorare da casa per noi è estremamente complicato, non si tratta di preparare semplicemente dei compiti, in fondo lo facevamo già prima; si tratta proprio di non poter parlare con loro come vorremmo, senza i problemi di connessione, si tratta di riuscire a passargli delle informazioni chiare, senza poterle verificare subito, di rendere interessanti degli argomenti attraverso uno schermo, di farli essere loro stessi, anche in presenza dei genitori.

Io spero vivamente che a settembre si torni a scuola, soprattutto se penso ai bimbi della scuola dell'infanzia che dovrebbero iniziare la prima elementare, è un momento particolare, sensibile per l'apprendimento di alcune capacità (come scrivere e leggere), quindi è fondamentale la presenza.
Non vedo l'ora di rivedere tutti in sicurezza...

venerdì 29 maggio 2020

Il bisogno di apparire

Avete mai notato che spesso leggiamo i post che pubblicano alcune persone e che automaticamente ci viene da pensare "ma guarda un po', proprio tu pubblichi ciò!?!". Eh già, spesso sui social si leggono dei post che mostrano una persona completamente diversa da come è realmente ed è difficile capire cosa spinta questi individui a condividere alcune parole, immagini o video completamente lontani dal loro carattere, dai loro pensieri!

Una domanda sorge spontanea: sei consapevole che stai mentendo mentre condividi un post o credi realmente di essere quella persona e quindi sei totalmente distanziata dalla realtà???


Body positive e l'importanza di essere se stess* – Costruire ...


Ebbene, nella mia esperienza le persone sono convinte di essere quello che non sono; le loro parole sono assolutamente lontane dai loro comportamenti e non se ne rendono conto. Chiunque cerca di mostrare il lato migliore di sé, ma quel lato non può essere opposto ai comportamenti che poi si mettono in atto.
Voglio portarvi un esempio, naturalmente, senza nomi e cognomi, tanto non servono. Molte ragazze pubblicano post body positive, non ci sarebbe nulla di male, ma poi sono le stesse che per dimagrire saltano i pasti, si ammazzano di palestra, senza un reale riscontro, cercano sempre la dieta all'ultima moda e ricercano quella magrezza malata, inseguono un'ideale non corretto; io sono la prima a impegnarmi per migliorare me stessa, cioè per essere la parte migliore di me, se posso essere un po' più in forma uno si allena, mangia in modo equilibrato e sano.

I social mostrano molte immagini irreali, bisogna essere onesti, per la maggior parte si tratta di foto ritoccate, di specifiche pose che nascondono dei difetti, ma le donne vere sono diverse: quasi tutte abbiamo smagliature, poche elette ne sono completamente prive, ma dipende dall'elasticità della propria pelle ed è genetico; in molte abbiamo ritenzione idrica, chi cellulite, chi ha un seno abbondante e chi piccolo; chi vorrebbe essere più alta, come me, chi invece trova la propria altezza un limite. Nessuna di noi è uguale all'altra e invece di valorizzare questa nostra unicità, tendiamo ad additare le piccole imperfezioni nostre e altrui, arrivando a odiare delle parti di noi.
Dovete sapere che questo pensiero deriva dalla nostra infanzia, è un comportamento che ci viene insegnato fin da piccole, noi dobbiamo essere principesse perfette, anche se dentro di noi vorremmo essere cacciatori che girano per la foresta. Ci viene insegnato a confrontarci, a pensare di non essere mai abbastanza, perché in fondo ciò che ci viene mostrato è diverso: c'è quella influencer bellissima, sempre truccata, coi capelli fatti; ma anche questo non va bene! Anche lei viene criticata, anche lei viene additata, sembra non esserci una via di mezzo.

La nostra educazione ci insegna l'importanza di apparire, i social perpetuano questo comportamento e le ragazze,in età sensibile, sono più influenzabili, proprio per un insieme di fattori legati alla cultura di appartenenza, all'ambiente sociale e familiare. Questo porta a problemi, può portare a comportamenti rischiosi, che si perpetuano negli anni; porta queste adolescenti a sentirsi sole, ad allontanarsi dalle amicizie, magari anche nel vostro gruppo di amiche, pensateci: c'è quella che all'intervallo mangia solo un pacchetto di crackers e poi salta il pranzo; c'è la ragazza che ogni volta che proponete una pizza tutti insieme vi raggiunge dopo cena, dicendovi di aver già cenato; c'è quella compagna di classe che per 6 mesi ha indossato solo tute, perché i jeans le vanno tutti larghi; quella che all'improvviso vi sviene tra le braccia, dopo che evidentemente ha perso molti chili. Loro tenderanno ad allontanarvi, voi lottate, rimanetegli accanto,  aiutatele e, nel momento in cui il vostro aiuto non sarà sufficiente, fatevi aiutare a vostra volta: parlate coi professori, con i suoi genitori, lei vi allontanerà, ma voi siete sue amiche ed è un rapporto che può aiutare molto.
Se, invece, voi stesse vi riconoscete in questa descrizione, se saltate i pasti per perdere quell'ultimo chilo, se correte per chilometri, contate in modo ossessivo ogni caloria che ingerite, chiede semplicemente aiuto. Il primo passo è parlarne e poi capire da cosa derivi questo bisogno di cambiarsi!

giovedì 28 maggio 2020

Mascherina Si, mascherina No



Un accessorio che è entrato nel nostro quotidiano negli ultimi mesi è la mascherina! Fino a oggi era un oggetto visto sempre sui visi dei medici, degli infermieri e dei dentisti, magari dal meccanico o dal verniciatore, dal veterinario, raramente sulle persone per strada, anzi trovavamo strani gli orientali che avevano la pratica di indossarla spesso.



Quali mascherine per il coronavirus? Confronto tra i diversi tipi


Ebbene, la mascherina adesso fa parte di noi, è uno strumento che siamo obbligati a portare quotidianamente quando ci troviamo vicino ad altre persone, quando varchiamo la soglia di un luogo pubblico.

All'inizio della pandemia c'era un dibattito molto acceso riguardo al suo reale bisogno, molti medici ci ripetevano che era una misura esagerata, molto probabilmente perché l'Italia non è una produttrice di questi oggetti e servivano per i medici. Adesso,invece, è diventata addirittura obbligatoria.
Ma il problema dove sta? Beh, la mascherina è utile solo ed esclusivamente se la si indossa nel modo corretto, altrimenti è solo un modo per sentirsi sicuri e, invece, rischiare di fare peggio!
La mascherina è uno strumento DPI, cioè un dispositivo di protezione individuale, ma sappiamo tutti che la mascherina chirurgica NON protegge noi stessi, ma gli altri, e solo se indossata correttamente: naso e bocca ben coperte, il dispositivo deve aderire bene al viso e dev'essere portata per al massimo 4 ore consecutive, eventualmente tolta toccandola solo dagli elastici. Ha un'utilità minima all'aperto quando siamo da soli, poiché in fondo servono a proteggere gli altri. Non sono eterne, non si possono riutilizzare all'infinito e soprattutto se lasciate appese un po' ovunque e perché si sono tenute per ore sotto il mento, come quando si guida.
Gruppo 5 mascherine chirurgiche - GRUPPO 5 MASCHERINE Mascherina ...La parte esterna della mascherina è sempre potenzialmente sporca e quindi toccarla esternamente e poi toccarsi il viso è un comportamento scorretto. Una volta indossata bisogna fare di tutto per non toccarla e quandola si toglie, bisogna lavarsi le mani, toccarla dagli elastici e rilavarsi le mani.
Non è pericolosa,  basti pensare ai chirurghi che passano ore e ore in sala operatoria, anche sotto pressione; sicuramente è di difficile utilizzo nei bambini, che tutti possono imparare, con un po' di pazienza.

La mascherina quindi è utile, poiché quelle chirurgiche proteggono almeno dal 95% delle particelle che emettiamo, ma sono uno strumento efficace solo quando TUTTI la indossano, altrimenti colui che ne è sprovvisto potenzialmente può infettare tutti coloro che invece la indossano.




Mascherine chirurgiche ok anti Covid-19. Caparini:recepita nostra ...Portarla non è un sinonimo di maleducato, ma è questione di rispetto. Spesso se la indossi gli altri ti dicono "cos'è non ti fidi di me? Hai paura di ammalarti?", beh certo!!! Non si tratta di una banale influenza, che banale può essere per me, ma si tratta di un virus altamente mutevole, che provoca danni gravi all'apparato respiratorio e se permettete possono avere paura per me, ma soprattutto per le persone a me care, che potrebbero contrarlo in maniera più grave. Io apprezzo quando porta l'auto dal meccanico e lui mi pulisce gli interni, disinfettandoli e, aimé, giustificandosi. Apprezzo chi non si avvicina, chi non ti stringe la mano o prova ad abbracciarti. In un momento così particolare, apprezzo chi ha compreso la situazione attuale e mi chiedo quale problema abbia chi, invece, continua a prendere sottogamba il discorso.
Non abbiamo fatto una vacanza di 3 mesi, siamo stati in quarantena, siamo stati lontani dai nostri affetti, dal nostro lavoro, chiusi in casa 24 ore su 24, hanno limitato la nostra libertà personale per non farci morire o meglio, per non far morire tutte quelle persone un po' più fragili, per rispetto ai medici e agli infermieri che hanno lavorato per noi giorno e notte, con turni massacranti, al limite del sicuro, anzi senza i DPI, che tanto noi detestiamo e deridiamo.




Covid-19: come usare e togliersi i guanti monouso | Alimentipedia.itSull'uso dei guanti servirebbe una divagazione a parte, ma meglio evitare e quindi scriverò sinteticamente il mio pensiero: non servono! Ci danno una falsa sensazione di sicurezza, bisogna imparare ad indossarli e soprattutto a toglierli nel modo corretto e subito dopo bisogna comunque lavarsi bene le mani, con acqua e sapone o con un liquido a base alcolica. Quindi, al momento, io continuo a preferire il lavaggio delle mani, non mi cambia rispetto a prima, l'ho sempre fatto e continuerò a farlo.
Come cambiare i vestiti se si va in posti pubblici, non riutilizzarli, lavarli sempre, farsi la doccia per poter eliminare ogni eventuale microbo anche dai capelli. Piccoli gesti che aiutano.






Fake news: come riconoscerle (ed evitarle) - Focus.it
La cattiva informazione ha fatto sì che le persone si trovassero a essere confuse, però dopo questo periodo, spero che le persone imparino a informarsi attraverso i giusti canali, che non credano a tutto ciò che passa in televisione, che inizino a farsi domande e, soprattutto, a cercare le risposte, comportandosi in modo rispettoso verso gli altri, perché siamo tutti bravi a pretendere il rispetto,ma dobbiamo essere i primi a portarlo, anche indossando una mascherina, non è l'accessorio all'ultima moda che ci aspettavamo per la primavera/estate del 2020, da è quello che ci è toccato e credo saremo in grado di conviverci, finché sarà necessario.



Qui di seguito, vi lascio una locandina riassuntiva sull'uso corretto della mascherina!!!

Mascherine: ecco la guida completa al loro uso e ri-uso - News ...

martedì 26 maggio 2020

Il Diavolo veste Prada



Film sempre piacevole da vedere, di forte impatto, soprattutto in questi anni, in cui i social network hanno preso piede e la nostra immagine ha acquisito notevole importanza.


Il diavolo veste Prada - Stasera su Canale 5


"Il Diavolo veste Prada" è un film del 2006, ma sempre molto attuale, racconta semplicemente della storia di una neolaureata giornalista, che ha il suo primo colloquio in questa bellissima rivista di moda, Runway, gestita da Miranda Priestly, una donna forte, stacanovista che basa la sua intera vita sull'aspetto estetico, in fondo glielo impone il lavoro che svolge. La protagonista, Andrea Sachs, è convinta che il suo aspetto non sia importante, che non debba essere giudicata in base a ciò e che può tranquillamente ricoprire il ruolo di sua assistente senza necessariamente omologarsi.
Non starò qui a raccontarvi l'intero film, conviene vederlo, ma in questa sede ci tengo a dare la mia personale opinione.
La protagonista cambia nel corso del film, si omologa al mondo in cui lavora, capisce che il suo aspetto estetico in realtà ha un peso, perché è il suo biglietto da visita, ciò che le persone vedono, il primo impatto, quello che dovrebbe "venderti"; naturalmente poi viene tutto il resto, il contenuto di quella persona, i discorsi che può sostenere, la sua personalità.

Screen Instagram Stories: niente notifica, solo un simbolo ...

Questo film mi ha fatta riflettere: in una società sempre più incentrata sul narcisismo, come Fedez sottolinea nel documentario su Chiara Ferragni, quanto conta l'aspetto estetico?
Per mia opinione personale...MOLTO, forse a volte troppo. I giovani usano per la maggior parte Instagram, luogo in cui condividere foto non sempre rispecchianti la realtà, per essere sinceri ci sono molti meme a questo riguardo, un mondo ideale, poco generalizzabile, poiché non tutti abbiamo le stesse possibilità e quindi ti ritrovi a sognare quel mondo, a essere infelice della vita che ti circonda, di voler vivere la vita di qualcun altro e, in modo assolutamente, furbo Zuckerberg ha implementato le stories, in questo modo il personaggio famoso, seguito, venerato può condividere la sua quotidianità, che per sua fortuna, non è lontanamente coincidente con quella delle persone "normali", che si alzano e non hanno parrucchiere e truccatore sempre a disposizione, che non vengono quotidianamente allenati da personal trainer, che non viaggiano a bordo di auto con autisti, che non partecipano a feste lussuose. Tramite questo strumento le persone comuni vivono la vita di quel personaggio, si sentono parte di qualcosa.

Chi ha questo potere dovrebbe prima di tutto rendersi conto dell'influenza che può esercitare, dell'impatto che una sua parola o azione può avere, le conseguenze che ci possono essere. Non dico di essere falsi, di fingersi chi non si è, ma neppure di fare i gradassi, di pensare che se hai i followers allora puoi fare tutto; c'è chi arriva veramente a perdere la dignità, la moralità per vedere crescere quel numero, che in qualche modo determina l'importanza sociale di quella persona. Uno status nuovo, un ruolo che dovrebbe essere un po' regolato, per far sì che non ci siano ripercussioni negative.

lunedì 25 maggio 2020

Le mamme lavoratrici al tempo del Covid-19



Un argomento di cui non si è parlato spesso durante questa quarantena è sicuramente il peso familiare e lavorativo che è gravato sulla figura femminile.

Facciamo ordine su ciò che è successo: è metà marzo, il nord Italia è costretto a chiudere, a sbarrare ogni negozio, bar o ristorante, a chiedere ai propri cittadini di non vedere i propri parenti, di rispettare diverse norme di sicurezza.
Appalti pubblici e corona virus: emergenza cantieri - News TuttoGareUn nemico invisibile nei mesi precedenti si è fatto largo tra la popolazione: qualcuno è stato male, qualcuno neppure si è accorto di averlo veicolato, ma a marzo il numero di morti per il Covid-19, un virus della famiglia della SARS, che può provocare problemi respiratori acuti e gravi, è elevato e ogni giorno sale ulteriormente.
Non è questa la sede dove discutere sulle scelte politiche, sulle opinioni divergenti dei medici, anzi lungi da me fare questo discorso.

Io vorrei focalizzare l'attenzione sul ruolo della donna.
In questi ultimi 2 mesi le donne italiane si sono velocemente ritrovate a lavorare da casa, spesso insieme ai propri compagni, nulla di strano fin qui, ma nel momento in cui ci si trova in casa la donna media italiana sente il dovere anche di badare alle faccende di casa, ai bisogni dei figli, finendo per lavorare 24 ore su 24, senza pausa, con rischi di depressione, di esaurimento, il burnout di cui si parla spesso sui posti di lavoro! Solo qualche associazione di mamme lavoratrici ha portato alla luce tale problematica, ma nessuna trasmissione, nessun telegiornale, nessun politico ha cercato e invitato alla collaborazione domestica, nessuno ha evidenziato tale limite che portava questa situazione anomala.
Volevo Essere Un Papavero: Vorrei essere un polipo!In questo tempo sospeso si è pensato alla salute, giustamente, alla politica, all'economia e non alla società. Una società ancora un po' arretrata, in cui la donna è l'unica a farsi carico di compiti che invece dovrebbero e potrebbero, tranquillamente, essere condivisi.
Al momento la scuola è ancora chiusa, ma il resto di Italia sta ripartendo e chi baderà ai bambini? A chi è concesso più facilmente un congedo familiare?

L'educazione ricevuta e l'esempio portato dalla famiglia sicuramente ha un peso, ma i nostri comportamenti derivano anche dall'ambiente circostante, finché sui libri di scuola troverò la frase "mentre la mamma cucina, il papà legge il giornale" allora nulla cambierà, perché questo insieme di stereotipi non fa che alimentare e perpetuare un comportamento e una segregazione sessista.
Le prime a iniziare dovranno essere le donne di oggi, le future mamme di domani, che hanno il dovere, insieme ai compagni, di educare i propri figli, maschi o femmine, al rispetto reciproco, alla collaborazione in tutto e per tutto. Non si tratta di uguaglianza, perché uomini e donne non sono uguali, in realtà nessuno è uguale a un'altra persona, siamo tutti diversi, ma abbiamo tutti gli stessi diritti e doveri, lottiamo per questo e non arrendiamoci a una società che è formata da noi e quindi può cambiare solo partendo da ognuno di noi!

venerdì 22 maggio 2020

Influencer durante la quarantena



Questa primavera per colpa di forze maggiori non abbiamo potuto sfoggiare i nostri outfit preferiti, ma ci siamo abbandonate a tute e indumenti comodi, salutando ogni tanto gli amati giubbini di jeans e le giacche di pelle.

Quando inizia la primavera? Quest'anno il 20 marzo



Finalmente dottoressa: laurearsi al tempo del Covid-19

La situazione ha travolto tutti: c'è chi si è laureato quasi in mutande, ma sfoggiando alla videocamera perfetti abbinamenti di camicie e giacche eleganti, contornate da ansia e timori, non solo per la discussione, ma anche, semplicemente, per la propria connessione internet!





Lavorando da casa, spesso neppure in video conferenza, trucco e pettinature sono stati accantonati, perché in fondo nessuno ci avrebbe viste. Questa situazione ha travolto anche il mondo maschile, sempre più improntato a lavorare al pc in pigiama, lasciando crescere i capelli e arrivando ad avere la barba incolta.
Come noi moltissime influencer hanno dovuto modificare le loro vite quotidiane, tenendoci ugualmente compagnia con ironia e simpatia.



Paola Turani in un selfie che mostra la ricrescita dei capelli bianchi
La prima di cui voglio parlarvi è Paola Turani: in questi ultimi due mesi si è mostrata quasi ogni giorno acqua e sapone, con qualche brufoletto, intenta a farsi il bendaggio della Cinica, in tute colorate firmate Adidas! In alcune occasioni ha sentito la necessità di truccarsi, di mettersi un bel vestito colorato, di posare per qualche foto, per avere un accenno di normalità, un modo per tirarsi su il morale e ripartire più carica!
Questa giovane bergamasca, con qualche remora, ha mostrato al milione di persone che la segue la sua ricrescita, abilmente nascosta nelle settimane precedenti, ha rotto un po' il tabù dell'estrema perfezione, mostrandosi umana: anche lei impossibilitata ad andare dal parrucchiere, anche lei chiusa in casa come tutti noi, preoccupata dalla situazione.




Coronavirus, gli outfit della quarantena di Chiara Ferragni - Look ...Un'influencer che ha intrapreso una strada leggermente differente è sicuramente Chiara Ferragni, la neo 33 enne ha deciso di sfoggiare ogni giorno un viso truccato, ma capelli per un lungo periodo raccolti, sappiamo non essere il suo forte la piega. Anche lei ha lasciato per un po' nell'armadio i suoi soliti vestiti, sfoggiando diverse tute, tra cui quella della sua collezione.
In questi due mesi si è sentita aggredita e ha dovuto giustificare la sua scelta di truccarsi, perché a quanto pare non è normale dedicarsi del tempo al mattino e sentirsi più bella. Ha dovuto spiegare che era un suo momento, un modo per esorcizzare la situazione, per vedere un po' di normalità ogni giorno. Non chiamava il suo make-up artist, si posizionava da sola davanti allo specchio e cercava di valorizzarsi come sa fare e questo ha indispettito fin troppe donne, a mio parere.
Posso solo immaginare le critiche ricevute nelle ultime settimane dato che ha iniziato anche a farsi i capelli!!!



Leone compie 2 anni, per la festa in casa Chiara Ferragni prepara ...
Quello che ho capito è che, principalmente, le donne comuni si sono sentite offese se, a differenza loro, le influencer hanno continuato a mostrasi quasi perfette, se non hanno abbandonato quell'aspetto di idealità, senza invece mostrarsi solidali. Queste due donne si sono sentite attaccate pure nel momento in cui hanno postato storie o foto dove cucinavano e, candidamente, affermavano che era la prima volta che si cimentavano in una torta o con la pizza. La cattiveria è arrivata al punto di insultare una donna perché non ama cucinare, solo perché il clichè impone che sia la donna a farlo...



Personalmente ringrazio donne come loro che mostrano che si può essere felici senza essere l'esempio di uno stereotipo, che si può avere un marito e compagno, una carriera e una famiglia, in cui si hanno ruoli paritari e collaborativi; che si può essere belle e non per questo doversi nascondere.

mercoledì 20 maggio 2020

Chiara Ferragni Unposted



Elisa Amuroso, in collaborazione con Amazon Prime, è la regista del documentario che ha come protagonista Chiara Ferragni!

Chiara Ferragni Unposted è il film peggiore dell'anno? - Donne Sul Web
La prima parte del documentario ci spiega quanto una blogger sia importante per la moda, il ruolo svolto da questa figura dell'influencer, che secondo Simone Marchetti, capo redattore di Vanity Fair Italia, altro non sono che pagine pubblicitarie viventi.

Chiara ha accorciato le distanze tra il mondo comune e la moda, facendo in modo che i giovani potessero identificarsi in lei. E' stata la prima italiana ad aver capito la potenzialità di internet, partendo nel 2009 con il suo blog The Blonde Salad e conquistandosi, in poco tempo, gli inviti alle più belle sfilate della settimana della moda in giro per il mondo.
Nel giro di poco tempo diventa un'imprenditrice digitale, con un team composto da under 30.


Grazie all'avvento di Instagram la sua popolarità accresce e anche le critiche al suo lavoro, non compreso in fino in fondo.
Una seconda parte del documentario racconta brevemente della sua vita privata.

Il messaggio che l'influencer porta con questo film è che se credi nelle tue potenzialità, se senti che ciò che stai facendo è giusto, allora devi continuare a farlo, senza badare troppo alle critiche, perché quelle ci saranno sempre, nel bene e nel male.
Questo è il suo lavoro, è un'imprenditrice che ha sfruttato un momento storico e culturale particolare, e va rispettato come tale.
L'odio sui social meriterebbe un post a parte, quindi eviterò di parlarne in questa sede.

Spesso si critica ciò che non si conosce; forse questo documentario ha aiutato a capire, a spiegare cosa c'è dietro a una foto!

Voi avete visto il documentario? Cosa ne pensate?

Making the Cut



A fine marzo sulla piattaforma streaming Prime Video è andata in onda la prima puntata del talent che ripercorre la falsa riga di Project Runway, Making the cut.






La coppia Tim Gunn e Heidi Klum presentano lo show in cui stilisti e imprenditori internazionali si sfidano nelle principali città della moda, per vincere un milione di dollari e vedere la propria linea di moda lanciata sul sito Amazon.com.


Ogni puntata inizia con una sfida e termina con una sfilata, in cui sono presenti sia creazioni da passerella, sia creazioni accessibili, indossabili da persone comuni, al seguito della quale vi sono una o più eliminazioni e una premiazione; infatti, ogni puntata viene eletto un vincitore che vede la sua creazione accessibile immediatamente inserita nello store amazon di Making the Cut.



Le prime quattro puntate si svolgono a Parigi; i giudici delle sfilate sono la super modella Naomi Campbell, lo stilista e imprenditore Joseph Altuzarra, il personaggio televisivo Nicole Richie e l'editrice di Vogue Paris Carine Roitfeld.
Le successive puntate si svolgono, invece, a Tokyo, dove in giuria si aggiunge l'imprenditrice digitale e influencer Chiara Ferragni, che sostituisce Carine Roitfeld.
Le ultime due puntate vedranno i 3 finalisti rientrare a New York dove avranno più tempo per creare un pop up, curandolo in ogni dettaglio, che sarà aperto al pubblico e dove potranno iniziare a vendere le proprie creazioni; a seguito di ciò tutti i giudici riuniti sceglieranno i 2 finalisti che si sfideranno in un'ultima sfilata, in cui potranno mostrare dai 12 ai 14 look e presentare la propria proposta d'affari alla Presidente di Amazon Fashion.

Il vincitore riceve la possibilità di collaborare per una linea esclusiva con Amazon, un tutoraggio e, naturalmente, un milione di dollari, che potrà investire nel proprio brand!

Gli stilisti che prendono parte al programma sono Jasmine Chong, Jonny Cota, Martha Gottwald, Sander Bos, Joshua Hupper, Megan Smith, Ji Won Choi, Troy Hul Arnold, Rinat Brodach, Will Riddle e Sabato Russo. 

Il fenomeno Tik Tok

In questo periodo di quarantena si è sentita la necessità di fare qualcosa, di far parte di un gruppo, di esprimere la propria situazione di noia, di disagio, di raccontarsi.
Un nuovo social network si è fatto strada, soprattutto perché Instagram era di difficile utilizzo: si base su fotografie, immagini belle, di paesaggi, di oggetti, ma essendo tutti chiusi in casa era veramente difficile poter pubblicare ancora contenuti di qualità; dai più famosi, ai meno, tutti si sono trovati in difficoltà.
L'attenzione allora si è spostata verso un nuovo modo di comunicare, nuovi contenuti da condividere: mini video, dai 15 ai 60 secondi, che racchiudono le proprie capacità, qualche talento, il racconto di una storia...


Tik Tok nasce dall'intuizione dell'imprenditore cinese Zhang Yiming, che nel 2018, dopo aver acquistato il precedessore Musical.ly, rilancia l'idea di un social basato sui mini video.
Tik Tok è una piattaforma differente, poiché il suo algoritmo dà la possibilità a chi pubblica di essere visibile a TUTTI, in base ai propri interessi, ma senza dare peso solamente alla popolarità. La prima pagina è suddivisa in due categoria: i Seguiti, che racchiude i video delle persone che tu hai scelto liberamente di seguire e da cui ti arrivano anche le notifiche in caso di nuovi video; e i Per Te, che sono video, invece, che vengono selezionati in base a ciò che guardi, ai tuoi like, ai tuoi interessi, proprio per mostrarti video inerenti a te.

Durante il lockdown questo social è stato preso d'assalto da tutti: inizialmente era riservato alla nicchia della nuova generazione, ma successivamente è stato scoperto anche da chiunque volesse passare del tempo o condividere qualcosa.
Vi riporto la mia personale esperienza: scarico Tik Tok perché non sapevo cosa fosse e volevo farmi una mia idea; per mesi snobbo l'applicazione perché non mi ispirava molto; durante la reclusione apro questo mondo e ci passo le ore, ore in cui guardo video americani e italiani, scopro parole nuove, ascolto informazioni interessanti riguardo le esperienze altrui, vedo gente che si cimenta con il doppiaggio e in parte con la recitazione, vedo challenge e balletti, questi ultimi mi attirano molto e decido di provarci anch'io. Beh inizialmente sembra tutto facile....NON lo è affatto!!!
Su Tik Tok non si mostra necessariamente la bellezza estetica, si tratta di essere se stessi, in fondo, con pregi e difetti.

Molte influencer hanno iniziato a condividere più contenuti, si sono addentrate in questo nuovo mondo, senza essere delle ballerine o delle attrici, vi porto l'esempio di Paola Turani, Veronica Ferraro e Chiara Ferragni, sono imprenditrici, modelle, influencer, ma si sono messe in gioco, hanno passato il tempo e hanno aiutato noi a passare il nostro tempo. Non sono sicuramente il massimo della coordinazione, va beh come ho già detto non sono ballerine, però si divertono, ti mostrano che non è necessario essere perfette per provarci, che non ti devi vergognare, ma che l'importante è non sentire il costante peso delle possibili critiche; essere autoironiche, avere fiducia in se stesse, non prendersi mai troppo sul serio aiuta a sentirsi meglio e ogni tanto buttarsi in qualcosa di nuovo può essere la mossa vincente.


Sono curiosa di conoscere la vostra opinione riguardo questo argomento; lasciatemi un commento nella box qui sotto, se vi va!